Senigallia è la città che diede i natali a Papa Pio IX e dispone di numerose Chiese, tutte con caratteristiche molto diverse tra loro.
La più importante è la Cattedrale che merita senza dubbio una visita soprattutto per l’adiacente Pinacoteca Diocesana, le cui sale custodiscono prestigiose testimonianze artistiche dal ‘500 all’800 in cui spicca il gioiello più prezioso della raccolta: la “Madonna del Rosario” di Federico Barocci.
Da Paolo III nel ‘500 a Pio XII, nove papi in viaggio verso il Nord soggiornarono nella cattedrale e nella Sala del Trono se ne conservano gli stemmi.
La Chiesa della Croce in via Gherardi, tra via Cavour e piazza Roma, è sicuramente la più particolare della città: ricca d’intagli, dorature patinate del fastoso Seicento, con una facciata esterna lineare tipicamente tardo rinascimentale che contrasta con lo sfarzo barocco in oro dell’interno.
Dentro si può ammirare la pala d’altare che rappresenta il trasporto di Cristo al sepolcro dipinta da Federico Barocci (1582).
La Chiesa di San Martino in via Marchetti è in pieno centro, non lontano dal Corso II Giugno; nel 1468 fu affidata ai Servi di Maria. In stile romano classico a tre navate con molti stucchi che ne fanno un modello esemplare di Barocco, con sette cappelle ai lati e tele di pittori noti. Nel ‘700, convento e chiesa meritarono l’elogio di “Reggia di San Martino”, e Pio VI, in viaggio verso Vienna, sostò dai Servi di Maria. Tra le opere e i pittori degni di nota si segnalano: Madonna con Bambino e i Santi di Bertuzzi Tommaso Nicola detto Nicola di Ancona (1710 – 1777); Madonna col Bambino e Sant’Anna di Gianfranco Barbieri detto il Guercino (1591 – 1666); Addolorata, Scuola del Tiziano (sec. XVI); Madonna della Resurrezione di Carlo Maratta (1625 – 1716); quattro opere di Filippo Ricci (1715 – 1793).
A pochi chilometri dal centro, il Convento francescano di Santa Maria delle Grazie custodì fino a prima della I guerra mondiale la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca.
Tra i dipinti più pregiati segnaliamo inoltre la Madonna coi Santi del Perugino.
Lo storico Anselmi raccolse nell’ex convento numerosi documenti e attrezzi agricoli che ora costituiscono il Museo di Storia della Mezzadria che riproduce, con stanze a tema, il lavoro e la vita nelle campagne marchigiane fino agli anni Sessanta del secolo scorso.